Di Claudia Ravelli, Formatrice e Responsabile Area Selezione
In questo articolo, ci proponiamo di esaminare le ragioni che stanno dietro il persistente divario di genere, nel mondo del lavoro. Nel corso degli anni, le donne continuano a presentare una percentuale di occupazione inferiore; spesso, hanno minori opportunità di accedere a professioni più remunerative e, anche quando svolgono lo stesso tipo di lavoro, il reddito non è equiparato.
Attualmente in Italia, il numero di donne occupate ha raggiunto, entro la fine del 2023, la cifra record di 10 milioni; un dato sicuramente positivo che, tuttavia, richiede un approfondimento rispetto al contesto internazionale. Infatti, sebbene sia piuttosto prevedibile trovarsi in posizione di svantaggio rispetto a Paesi come la Germania e la Svezia, lo è un po’ meno se pensiamo a paesi come Bulgaria e Grecia, i quali superano l’Italia per quanto riguarda la partecipazione femminile al mondo del lavoro.
Oltretutto, quel record di 10 milioni di donne impiegate in Italia, riguarda principalmente le donne over 50, molte delle quali mantengono volutamente il lavoro, considerando l’aumento dell’età pensionabile; diversa la situazione per le donne under 34, le quali, incredibilmente lavorano meno rispetto a vent’anni fa.
Come affrontare, quindi, il divario di genere?
Innanzitutto, è necessario comprendere che avere un lavoro non è sufficiente: è fondamentale considerare anche il tipo di occupazione. La persistenza di mestieri maschili e femminili non favorisce la parità.
Altro problema è che la presenza femminile, nel mondo del lavoro, tende a diradarsi man mano che si sale nella gerarchia aziendale. In Italia, tra le principali aziende quotate in borsa, il numero di amministratori delegati maschi non è paragonabile al totale delle donne in posizioni analoghe, tanto grande è il divario.
Quali sono, quindi, le strade per ridurre tale divario di genere?
È essenziale, innanzitutto, intervenire nei percorsi formativi e nelle prime fasi della carriera lavorativa. Tuttavia, i dati attuali non sono incoraggianti: le discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) continuano ad attrarre principalmente studenti maschi, con una percentuale di laureate donne in leggera discesa rispetto al passato.
Questo porta a uno squilibrio evidente nel numero di donne impiegate, in settori tecnologicamente avanzati e ben remunerati, ma deve diventare anche uno dei punti di partenza per “giocare” ad armi pari in un mercato che richiede quel tipo di competenze.
A questo si aggiunge il problema del reddito: anche a parità di ruolo, le donne continuano a percepire stipendi inferiori rispetto agli uomini; una disparità dovuta non solo all’orario di lavoro, ma anche a stereotipi culturali radicati e a pratiche discriminatorie.
Stereotipi che possiamo sfidare e superare con competenza e sensibilità per “capire e gestire un po’ meglio il mondo maschile”.
“Non esiste barriera, chiusura o confine che si possa imporre alla libertà della mia mente”.
Virgina Woolf