Una delle cose peggiori, derivata dalla crisi economica, è che coloro che non stavano facendo bene hanno avuto cali ulteriormente peggiori di fatturato, le motivazioni possono essere molteplici. Dagli Stati Uniti però arrivano due studi sulle assunzioni e sui metodi applicati che spiegherebbero per molti casi il motivo di una mancata risalita delle aziende ed una sostanziale incapacità di far fronte alle difficoltà del mercato.
Le assunzioni non si sono mai di fatto fermate, ma sono aumentati a dismisura i disoccupati di lungo periodo, coloro i quali non trovano lavoro per più di 26 settimane.
Lo scorso anno, alcuni report rilevati negli Stati Uniti hanno mostrato come molte richieste di lavoro per le posizioni aperte sono state mandate da candidati che erano già impiegati e desideravano quindi un cambio di azienda. Tutto ciò poteva sembrava uno scherzo, ma la prova che i datori di lavoro hanno vagliato preferibilmente i candidati non disoccupati era così diffusa che il caso è stato studiato dalla commissione americana per il lavoro.
Gli studi hanno esaminato l’entità della discriminazione nei confronti dei disoccupati. Sono stati creati 3.000 candidati finti ed inviati i relativi curriculum ad un campione casuale di annunci di lavoro.
Solo il 4,5% del totale ha ricevuto un contatto dalle aziende o dalle agenzie, il che suggerisce che il candidato senza lavoro deve rispondere a un po’ di più di 20 inserzioni per ottenere solo una risposta positiva da un datore di lavoro.
Sorprendentemente, il tasso di contatto è stato leggermente più alto per coloro che erano stati appena licenziati (o avevano appena perso il lavoro) rispetto a chi aveva un lavoro.
A questo punto risulta interessante capire cosa succede dopo che si è disoccupati per più di un mese. La probabilità di ottenere una risposta positiva da parte dei datori di lavoro si abbassa e diminuisce ulteriormente con ogni mese. Una persona disoccupata da più di otto mesi con un insieme identico di competenze ed esperienze ad una che è appena stata licenziata o ha appena perso il lavoro ha circa la metà delle probabilità di ottenere una risposta positiva da parte dei datori di lavoro.
Un altro studio simile ma con un elemento importante in più ha confrontato i candidati su due dimensioni: Da quanto tempo erano disoccupati e se hanno avuto esperienza di lavoro.
Questo studio ha rilevato un netto calo d’interesse del datore di lavoro per i candidati con circa sei mesi di disoccupazione, ma ha anche riscontrato che i candidati disoccupati da poco tempo e senza alcuna esperienza rilevante per la posizione avevano più probabilità di ottenere attenzione dal datore di lavoro rispetto ai candidati con esperienza che erano disoccupati da sei mesi o più.
Per quale motivo si innescano queste dinamiche negli Stati Uniti? Almeno attualmente – e forse a causa della gravità della crisi economica – sembra ci sia una grande riluttanza ad assumere coloro che sono stati disoccupati per un po ‘ di tempo.
Ecco il punto: I responsabili della selezione non hanno tutti le stesse possibilità e risorse necessarie per condurre adeguate selezioni del personale probabilmente anche in questo caso per colpa della crisi economica che ha tagliato le gambe alle imprese le quali non investono più sulle risorse umane.
Questo errore appare evidente, ed ancor più grave, in quanto non esistono report che determinino la qualità di un candidato in funzione dei mesi di disoccupazione ed appare evidente che le decisioni vengono prese seguendo le sensazioni personali piuttosto che usare sistemi più adeguati od avvalersi di professionisti.
Quello che sappiamo sui candidati che sono disoccupati da lungo tempo, in merito al successo nel lavoro, è che sono persistenti e determinati. Milioni di altri disoccupati che affrontano questo mercato del lavoro hanno smesso di cercare e abbandonato le speranze. Sappiamo anche che essi saranno probabilmente molto grati di avere un posto di lavoro, e la gratitudine è associata a molti aspetti della buona prestazione di lavoro. Essi possono anche essere più economici e più facile da assumere, perché non è necessario allontanarli dal loro attuale datore di lavoro.
Le persone al vertice delle aziende devono sapere che escludere tali candidati è probabile che costi soldi, perché stanno ignorando i potenziali buoni candidati, più idonei alle loro aziende. L’importanza di affidarsi a professionisti con metodi di selezione che vanno oltre le sensazioni personali, risulta ancora più importante per combattere la crisi economica.
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