Di Silvia Tonti, Trainer Coach e Tutor della Business School
La parità di genere è un obiettivo ancora da raggiungere: nel mondo del lavoro le ricerche e i dati dimostrano che c’è ancora strada da fare. Ci sono elementi oggettivi che lo dimostrano, come la disparità salariale che persiste o la difficoltà delle donne a raggiungere i piani più alti di comando, e ci sono poi elementi impalpabili ma non meno concreti, come la fiducia che si fatica a riporre in una donna che occupa un ruolo tradizionalmente ritenuto maschile.
Guardando il bicchiere mezzo pieno, tuttavia, si assiste ad un fiorire di iniziative volte a superare quegli scogli a volte inconsci che portano a fare differenze tra uomini e donne.
Mi vengono in mente in particolare diverse strategie volte ad eliminare preferenze inconsce nella fase di selezione del personale: alcune aziende hanno sperimentato la lettura dei curriculum vitae cancellando qualunque riferimento al nome e al genere; altre hanno dato avvio alla sperimentazione di colloqui di selezione prevedendo la co-presenza di un selezionatore uomo e una selezionatrice donna.
In entrambi i casi, il tentativo è quello di dare una valutazione il più possibile oggettiva delle capacità e delle caratteristiche della persona.
Mi viene naturale un parallelo con il Talent Discovery.
L’analisi Talent Discovery è infatti un’analisi delle caratteristiche comportamentali delle persone oggettiva e non basata sul genere di appartenenza. È uno strumento, dunque, che mi sentirei di consigliare a qualunque azienda voglia sperimentare metodi nuovi e tentativi di valutazione del grado di coerenza tra caratteristiche personali di un candidato o di un membro interno allo staff e un determinato ruolo il più possibile neutri dal punto di vista del genere.
Con un’avvertenza, però.
Ritengo che una analisi oggettiva e neutra non basti a cogliere tutta la complessità che sta dietro a una persona così come le tante variabili legate ad un ruolo in azienda. Né le persone, né i team aziendali sono intercambiabili. L’unicità di esperienza, valori, aspirazioni del singolo, così come l’unicità del mix di personalità del team va valutata di volta in volta. Un team potrebbe beneficiare dell’arrivo di una donna, un altro, apparentemente identico, dell’arrivo di un uomo.
Ritengo dunque le analisi oggettive e neutre dal punto di vista del genere un ottimo punto di partenza ma uno strumento non esaustivo.
La considerazione dell’individuo con le sue caratteristiche uniche ed irripetibili, con la sua complessità e forse persino con le sue debolezze permane la cifra che può fare la differenza.