Conoscere e governare le emozioni per generare più ricchezza e valore in azienda
Daniel Goleman, considerato il padre dell’intelligenza emotiva, la definisce come:
“la capacità di motivare sé stessi, persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo, evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare“.
Il primo aspetto da considerare è che tutti noi siamo EMOZIONI. È un aspetto delle nostre vite, anche lavorative, che fa inevitabilmente ci contraddistingue. Siamo costantemente sottoposti a stimoli e il nostro corpo, per come è fatto fisiologicamente, reagisce agli stimoli attraverso le emozioni.
Pensate, in una sola giornata riceviamo una quantità di stimoli inimmaginabile (esterni e interni) e ne processiamo cognitivamente solo una piccolissima parte. E tutti gli altri? Ecco, le emozioni che proviamo sono spesso il mezzo attraverso cui il nostro corpo ci manda delle informazioni su ciò che accade intorno a noi e che non abbiamo avuto modo di processare.
Quindi non possiamo evitare di provare le emozioni? La risposta è ASSOLUTAMENTE NO.
Le emozioni arrivano e non possiamo farci nulla, ma quello che è interessante (e a tratti liberatorio) è che, essendo informazioni che il nostro corpo ci manda, non esistono emozioni giuste o sbagliate ma solo emozioni piacevoli o spiacevoli e TUTTE possono essere utili (sì anche quelle spiacevoli!).
Le emozioni vengono classificate in 4:
- Le emozioni intense e spiacevoli (es. rabbia, terrore, paura) che ci servono per combattere, per agire, per arrivare all’obiettivo e per difenderci.
- Le emozioni poco intense e spiacevoli (es. fastidio, noia, frustrazione) che governano il pensiero, l’introspezione e la riflessione.
- Le emozioni poco intente e piacevoli (es. serenità, calma, sollievo) che ci permettono di stare in relazione con gli altri in maniera efficace e di ascoltare.
- Le emozioni intense e piacevoli (es. estasi, gioia, entusiasmo) che stimolano la “ricarica”, sono le emozioni della creazione di progetti futuri e della celebrazione.
Quindi, se servono tutte, allora siamo governati dalle emozioni?
La risposta è nuovamente NO, perché qui entra in gioco l’INTELLIGENZA.
Se impariamo prima di tutto a conoscerci, a dare un nome alle nostre emozioni, a saperle canalizzare, gestirle – o per meglio dire navigarle – queste possono essere usate e incanalate in maniera intelligente per raggiungere i nostri obiettivi e continuare a perseverare nel raggiungerli, nonostante le difficoltà.
Goleman sostiene che la persona emotivamente intelligente è un’OTTIMISTA, ma non nel senso ottuso del “andrà tutto bene”. L’ottimista di Goleman è, in un’accezione estremamente pragmatica, colui che ha consapevolezza, di fronte a una questione problematica, che essa è transitoria e non permanente, controllabile e non ribelle, circoscritta a quella situazione e non totalizzante e leggera e non pensante.
La persona ottimista quindi non si focalizza quindi sul problema, ma vede già le alternative e le possibili soluzioni.
Se volete un’azienda di problem solver, lavorate sull’intelligenza emotiva!