Esistono suggerimenti e accorgimenti per rendere più efficaci le nostre azioni e i nostri comportamenti: ne sei consapevole?
Tom Peters è un signore sull’orlo degli 80 anni. Nel 2000 ha lasciato la California per trasferirsi con Susan, la moglie, in una fattoria a Tinmouth, una sperduta località del Vermont che conta meno di mille abitanti. Il Vermont è terra di boschi e di bevitori di sciroppo d’acero. Un’oasi di pace. Lì Peters continua a scrivere libri e a gestire il suo seguitissimo blog, ma spesso prende in mano il trolley e se ne va in giro per il mondo: lo reclamano ovunque perché nel campo del management è forse il numero uno dei guru viventi. In carriera ha tenuto migliaia di conferenze in più di sessanta paesi, un fiume di parole ancora ben lungi dall’interrompersi. A dar retta a lui, però, ne bastano sei per riassumere il contenuto di tutti i suoi interventi: “Hard is soft, soft is hard”.
Ma che cosa significa? Beh, in inglese hard sta per duro. Soft per soffice, leggero. Peters si riferisce alle cosiddette skills, cioè le abilità: dove con il termine hard si intendono convenzionalmente le competenze tecniche e con il termine soft le competenze trasversali, o per capirci meglio le attitudini e di conseguenza gli atteggiamenti che ne derivano. Quello che Peters ci vuole dire, con un gioco di parole, è che nel mondo del business i due tipi di skills hanno una consistenza diversa rispetto al passato. Ovvero oggi è minore il peso delle competenze tecniche, ormai largamente diffuse, mentre è decisamente maggiore quello delle attitudini, cioè le doti personali, quelle che noi mostriamo nel gestire noi stessi e nelle relazioni con gli altri.
Un’attitudine è certamente, almeno in parte, una predisposizione innata ma ciò non toglie che possa essere potenziata o, se occorre, corretta. Tom Peters ad esempio in più di un’occasione ha confessato di essere un interruttore seriale e di avere il vizietto, durante le riunioni, di non lasciare finire i discorsi. Per trattenersi si è imposto a suo tempo di scriversi su una mano “listen”, ossia “ascolta”. Un espediente che, a quanto asserisce, ha funzionato magnificamente ed ha eliminato, o per lo meno limitato, una sua cattiva abitudine. Perché l’ascolto – e Peters ne era assolutamente consapevole – è fondamentale per stabilire un contatto empatico, che è la base per la gestione delle relazioni. Fior di statistiche rivelano che il 50% di coloro che lasciano un’azienda lo fanno esclusivamente per incomprensioni o difficoltà di rapporti con i manager.
Quella sorta di promemoria che Peters si scriveva sulla mano è uno dei più elementari “tips and tricks”, vale a dire suggerimenti e accorgimenti che possono rendere più efficaci azioni e comportamenti. Esistono tecniche, metodi, manuali ed esercitazioni per migliorare capacità comunicative, motivazionali, organizzative, di problem solving, di decision making, di uso del tempo, di controllo dell’ansia, di riduzione dello stress. Insomma, di tutto quel bagaglio di abilità che genericamente chiamiamo soft skills.
L’estate è la stagione in cui un po’ tutti ci prendiamo qualche settimana per staccare la spina e concederci una sacrosanta pausa ma può essere anche la stagione per ricaricare le batterie e per programmare un percorso di crescita personale così da ripartire con più slancio al rientro dalle ferie. Stephen Covey, un autore che ha dedicato la vita a queste tematiche, ebbe a dire “Nessuna persona o compagnia dovrebbe essere contenta di rimanere dove si trova, non importa quanto stia bene nella situazione raggiunta”. Noi di ONE4 ne siamo pienamente convinti. E tu?
Articolo a firma di Flavio Cabrini, uscito sulla decima edizione di Back Up, la summer edition 2019.
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