Di Alessandro Galante, Facilitatore e consulente in materia di Innovazione
Non c’è fase di qualsiasi processo di business che non tragga vantaggio da una efficace comunicazione, perché in varia misura tutti hanno bisogno di scambiare informazioni con altre persone, sia all’interno del proprio gruppo di lavoro sia all’esterno.
Anche per il processo innovativo vale questa regola, con l’aggiunta di qualche elemento peculiare che può essere spunto per ulteriori riflessioni.
Per realizzare un’innovazione si passa attraverso diverse fasi, che spesso vengono reiterate fino a raggiungere il risultato desiderato: si parte con la definizione della sfida e la generazione delle idee, tra le quali sarà scelta quella più convincente; si cercano conferme sul valore dell’innovazione da parte di coloro a cui essa è destinata, adattando e testando di volta in volta la soluzione; quando finalmente si pensa che essa sia pronta, si procede con la sua produzione e distribuzione.
La fase del processo in cui si generano e selezionano le idee è basata su un rapporto informale e fortemente collaborativo tra coloro che fanno parte del team: quando essi si incontrano, le buone pratiche insegnano che devono cadere gli eventuali vincoli di soggezione nonché i pregiudizi dovuti a ruolo, età o genere, così da agevolare l’attivazione di una sorta di intelligenza collettiva che trae grande forza dai reciproci contributi. Come è facile intuire, le sinapsi di questo “cervello potenziato” sono rappresentate da forme di comunicazione verbale e non verbale tra i membri del team: migliore la comunicazione, più rapide e naturali fluiranno le idee destinate ad alimentare le fasi successive del processo.
Questo cambio di passo non si vede solo nella fase creativa: si pensi alle realtà che nelle successive fasi di sviluppo adottano tecniche di tipo agile. Anche in quel caso le buone pratiche dicono che nei gruppi di lavoro vanno evitati i formalismi e le barriere, e suggeriscono che ognuno si focalizzi sull’apporto specialistico che può dare, lavorando sempre a stretto contatto con gli altri.
È possibile azzardare una generalizzazione: quanto più si abbattono i formalismi ed i pregiudizi e l’intelligenza collettiva prende il sopravvento su quelle individuali, tanto più la comunicazione interna tende a migliorare, e con essa il clima interno ed i risultati.
Abbattere formalismi e pregiudizi non vuol dire lavorare senza regole, al contrario: esistono regole molto chiare anche nel processo innovativo. Ruolo cruciale è quello del facilitatore, vale a dire la persona che modera e indirizza la discussione: egli (o ella) è anche colui che vigila affinché le regole vengano da tutti rispettate e vi sia una forte responsabilizzazione e motivazione di ciascuno verso l’obiettivo.